Le anomalie del comportamento alimentare, oscillanti tra i due poli opposti della anoressia e della bulimia, rappresentano una sfida particolarmente complessa per psichiatri e psicologi, risultando spesso molto resistenti agli interventi clinici, siano essi di stampo psicofarmacolgico o psicoterapeutico.
Innanzitutto, a fini clinici, è opportuno distinguere sempre con chiarezza i disturbi del comportamento alimentare (DCA) in Asse I da quei disturbi di personalità in cui i sintomi alimentari sono talvolta centrali …… e persino da organizzazioni di personalità in cui un “assetto” anoressico/bulimico non si accompagna necessariamente a sintomi evidenti. In secondo luogo, i sistemi diagnostici più utilizzati quali il DSM, di tipo categoriale, non appaiono capaci di cogliere in modo adeguato la rilevanza delle dispercezioni corporee che sottendono il sintomo anoressico, inducendo a considerare con attenzione l’alternativa rappresentata dalle cosiddette diagnosi “dimensionali”.
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ANORESSIA
An-orexis, dal greco mancanza del senso di appetito.
Dal punto di vista epistemologico è un vocabolo improprio, il pensiero comune vuole che la persona anoressica non abbia il senso della fame. L’anoressica la fame ce l’ha ma la vuole reprimere. Il piacere perverso è il piacere dell’insoddisfazione che viene mantenuta nella sensazione di fame e di vuoto, il piacere distruttivo che ha, sta nel controllare la sua fame e nel potere che sente di avere attraverso questa lotta con sè stessa per raggiungere un ideale di perfezione. Perfetta e pura perché non contaminata da un nutrimento che sente come fosse un veleno. L’anoressia presenta il più alto tasso di mortalità fra tutte le malattie psichiche; Ogni anno colpisce 2,2 milioni di italiani, il 10% degli adolescenti tra i 12 e i 25 anni soffrono di questo disturbo. Io parlo al femminile perché l’anoressia, è un disturbo tipicamente femminile, esiste una percentuale di ragazzi che manifesta questo disturbo e che sta progressivamente aumentando ma, nel rapporto d’incidenza, resta un disturbo che appartiene all’universo femminile.
Ma di cosa ha fame una paziente anoressica?
Di tutto il nutrimento che è veicolato simbolicamente dal cibo. Ci si nutre di cibo, ci si nutre d’amore, di contatto come di complicità, ci si nutre anche di rabbia, di vendetta, di odio o di rancore. Non di solo cibo cresce un neonato, non basta solo il latte per farlo crescere sano e sereno ma c’è bisogno dell’abbraccio caldo della mamma o di chiunque se ne prenda cura, per nutrirlo di calore e contenimento così come c’è bisogno dell’attenzione e dell’intenzione, c’è bisogno dell’incontro degli sguardi, c’è bisogno di esserci reciprocamente l’uno per l’altro per trasmettere l’amore che caratterizza una relazione così esclusiva in cui la madre è responsabile del piacere che nasce dalla sensazione di sazietà. E’ per questo che ogni azione sull’alimentazione va a toccare la relazione infantile, il suo ricordo, la sua evoluzione. Il corpo di una donna anoressica sembra un corpo prepubere, di fanciulla, di ragazzina che è sul punto di diventare donna e l’arte dell’anoressica, nel controllo continuo del suo peso e delle sue forme, sta proprio nell’impedirsi questo passaggio, nel negarsi la possibilità di riconoscersi come donna, nel negare ad oltranza la propria femminilità.. Il corpo di una donna anoressica è un corpo vuoto o meglio svuotato, de-energizzato;
Lowen parla di un sacco vuoto, ma il contrasto che si legge in esso è tra un fuori deprivato ed un dentro estremamente ricco. Una grandissima intelligenza, un grande intuito, e una grande sensibilità, questo fa di una persona anoressica un oggetto delicatissimo, una porcellana. La persona anoressica sembra voglia giocare con la sua rabbia, con la sua aggressività, la rivolge alla madre, alla famiglia attraverso la negazione del bisogno, la rivolge a sé stessa, negandosi il cibo e quindi l’esistenza. La rivolge verso il cibo quando passa al polo opposto del suo disturbo, la bulimia. La bulimia è il riempimento compulsivo, è il bisogno di colmare il senso di vuoto profondo che viene percepito come fame. Come si guarisce?
Affidandosi ad una equipe esperta e competente, non basta una sola figura professionale, c’è bisogno assoluto di più competenze, psicologi, psicoterapeuti, nutrizionisti ma non si guarisce dall’anoressia se non si vuole farlo.